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Che cos'è il Nada Yoga?

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                      ”NADA YOGA”

      La scienza e l’arte della Musicoevoluzione

Introduzione

Mi ritengo molto fortunato per essere entrato in contatto nella mia vita, per circostanze fortuite, con il Nada Yoga.

Agli inizi degli anni ’90 ero stato selezionato tra una cinquantina di aspiranti attori e ammesso alla prestigiosa compagnia del “Teatro Tascabile di Bergamo”.

In quel tempo avevo 19 anni, il teatro era il mio interesse preminente e seguivo un training molto severo per  otto ore al giorno per apprendere la recitazione secondo il metodo di Grotoski ed Eugenio Barba.

Tra le discipline che dovevo seguire erano compresi l’acrobatica, per cui nutrivo una particolare passione, la danza indiana, la camminata e le danze su trampoli, le giocolerie, diversi approcci alla recitazione, l’uso di strumenti musicali e il canto, ahimè, mia nota dolente.

 

Ero infatti particolarmente stonato, cosa che mi procurava una grande frustrazione. Essendo molto timido fin dall’infanzia, e trovandomi con un’insegnante di canto molto impaziente, mi ero ulteriormente bloccato. In particolare le sue reazioni di collera alle mie difficoltà di intonazione, mi avevano definitivamente inibito.

Iniziai il Nada Yoga proprio per questa ragione.  Mi era stato detto che se fossi passato dall’ascolto del suono attraverso l’apparato uditivo alla sua percezione tramite il corpo (cioè attraverso la porta sensoriale del tatto), sarei divenuto intonato nel giro di poche ore. Avevo già provato senza successo con diverse lezioni di canto private ed insegnanti che utilizzavano  metodologie differenti.  Decisi così di cambiare porta sensoriale e approcciare al canto in maniera tattile.

Contattai una cara amica, che m’introdusse al metodo di canto che il rinomato Vemu Mukunda[1] aveva riformulato scartabellando, su suggerimento di Bhagawan Sri Satya Sai Baba[2], tra vari testi sacri e antichi manuali della musica indiana. La mia amica utilizzava il canto indiano per la preparazione al parto insieme al celeberrimo Frèdric Leboyer[3], e proprio in quel periodo teneva un corso introduttivo alla scienza del Nada Yoga. M’iscrissi così al corso per partorienti ed ebbi subito degli ottimi risultati. Iniziai il corso il sabato e la domenica pomeriggio ne uscii intonato.

 

Rimasi molto colpito dal metodo e iniziò a farsi strada dentro di me una nuova e più ampia percezione della vita. Già dalla tenera età, da quando avevo 13/14 anni, avevo avuto le prime esperienze spirituali e iniziavo ora a sentire un fortissimo richiamo verso la Divinità. Ero però ancora incastrato in quelli che potremmo definire desideri mondani tra cui quello di diventare un attore professionista.

Il Nada Yoga mi aveva profondamente impressionato, non solo perché  mi aveva aiutato a diventare intonato, ma soprattutto perché introduceva in modo pratico alla percezione delle vibrazioni e degli stati d’animo interiori. Dato che questi erano tra gli argomenti principe di Douce  Mére, la Madre di Pondicherry, fondatrice dello Sri Aurobindo Ashram, della quale leggevo gli scritti ogni sera con grande voracità, ero sempre più attratto dal Nada Yoga. Utilizzando questa tecnica che consisteva nel cantare le note su dei punti specifici nel corpo, potevo percepire vibrazioni e stati d’animo, e fare esperienza diretta di ciò di cui Lei parlava nei suoi scritti[4]. Se non fossi stato stonato, probabilmente non avrei studiato questa tecnica che mi permise di cambiare radicalmente la mia vita.

 

Tale tecnica m’introdusse alla percezione delle vibrazioni, e alla comprensione che ogni livello vibratorio corrisponde al nostro interno a un certo livello del funzionamento della mente. Per esempio quando le vibrazioni si fanno intense nella zona del cuore, generalmente proviamo molta gioia o molto amore; oppure un forte dispiacere a livello dei sentimenti. Proprio per questo non possiamo dire alla persona che amiamo guardandola negli occhi: “Ti amo con tutto il mio naso”, non avrebbe senso. Diciamo invece “Ti amo con tutto il mio cuore”, perché l’amore si sente appunto nel cuore.

A chi è capitato di sfiorare un incidente, in Italia si sente facilmente dire: “Ho avuto così tanta paura che me la stavo per fare addosso”, perché la paura è localizzata nella zona dello stomaco. Mi resi conto quindi, che ogni livello vibratorio ha una sua mente, e grazie al Nada Yoga potevo entrare in contatto con livelli vibratori fondamentali in maniera diretta ed esperienziale; l’angoscia ad esempio ha dimora nel plesso solare e poi si accumula nella regione dell’ombelico; la sensazione di pace è invece “localizzabile” nel centro della testa, in corrispondenza della ghiandola pineale (definita il seggio della pace).

 

Tutto questo m’introdusse a una seconda nozione. Non solo gli stati vibratori sono in relazione con punti particolari nel corpo e con stati emozionali specifici, con cui il praticante attraverso note precise entra in contatto, una volta individuata la propria nota fondamentale nell’ombelico, ma un’ottava (raga, sequenza di note) unisce vari punti vibratori in grado di creare un insieme di stati emozionali (rasa).

Vi sono ottave in grado di creare stati psichici ed emozionali profondi come ad esempio ciò che viene chiamata la pace serena e di buon auspicio, un insieme di sentimenti che fanno parte a loro volta di una specifica categoria (thaat), quella della “Pace”, dove si trovano la pace profonda, quella allegra, o quella melanconica o di altri tipi ancora.

Mi potei accorgere come unendo i vari punti vibratori si venisse a creare all’interno del sistema energetico una sorta di circuito che permetteva di creare un insieme di stati d’animo ben definiti.

Così come si realizza una zuppa mettendo insieme vari tipi di vegetali e ottenendo così un sapore ricco e variegato, allo stesso modo potevo creare dentro di me un circuito vibratorio che saliva e che scendeva attraverso vari punti nel corpo dando vita a un insieme di stati d’animo precisi. Ed era possibile riproporre questa operazione e ritrovare un certo stato affettivo o dell’essere ogni qual volta ne sentissi l’esigenza.

Per esempio cantando, a partire dalla mia nota fondamentale, il raga n°15 chiamato Mayamaulavagowla o Bhairav, mi era possibile entrare in uno stato profondissimo di pace, di silenzio mentale e di mistica malinconia verso la Divinità.

Questi stati venivano indotti in me in un modo quasi impossibile da controllare, succedevano attraverso le vibrazioni circolanti all’interno di circuiti ben definiti. Compreso questo mi resi conto, meravigliato, che avevo un enorme possibilità di cambiare ed evolvere nella mia vita.

 

Dopo molti anni di pratica, ricerca, terapia attraverso la musica e insegnamento a migliaia di persone, ho deciso di scrivere un testo chiaro ed esaustivo che sia una valida base per chi si vuole accostare a questa meravigliosa disciplina. Questo lavoro vuole quindi introdurre il lettore alla straordinaria scienza e arte del Nada Yoga, nella speranza che possa essere per lui una nuova e ulteriore occasione per progredire nella sua vita e nella conoscenza di se stesso.

 

[1] Laureato in ingegneria nucleare si dedicò alla tradizione musicale indiana. Frutto delle sue ricerche sui testi antichi è il ritrovamento e la codificazione della nota tonica personale che caratterizza ogni essere umano. A partire da essa possono essere modulate le tecniche terapeutiche del Nada Yoga fondate su basi matematiche.

[2] Tra i predicatori del secolo scorso più popolari in oriente e occidente. Considerato un Mahatma (grande anima) era seguito da milioni di devoti. E’ noto anche per i miracoli che si riteneva fosse in grado di compiere.

[3] Frèdric Leboyer è famoso internazionalmente per essere l’ideatore del “parto dolce” o “parto senza violenza”.

[4] “Les entretiens avec Mère”, noti in Italia come “Le conversazioni della Madre”.

Articoli & biografia di Stefano
La colonna vertebrale, lo strumento musicale umano
I "Dieci Rasa" ( 9 +1)
Stefano Manfrin

Il lavoro del nada yoga  nella mente profonda

Uno scritto introduttivo

  ai corsi avanzati

 

Una volta imparato ad ascoltare il suono come vibrazione, cioè a sentire l'impatto vibratorio attraverso la proprietà sensibile dell'etere, o tatto eterico, nel corpo sottile; il suono e la musica assumono per lo studente del Nada Yoga, una dimensione totalmente diversa rispetto a quello che erano, prima di questa scoperta.

In realtà tutto vibra, nulla, nella manifestazione materiale (più' o meno sottile) è  esente di vita.

La Vita è ovunque, magari con delle caratteristiche per  noi difficili ad essere comprese, ma qualsiasi cosa per quanto  in maniera impercettibile vibra pervasa di  Vita.

Per quanto possano sembrare immobili, un sasso o un oggetto metallico hanno dentro di loro un'intensa attività vibratoria a livello dell'infinita mente piccolo, che permette loro di  mantenere uniti, miriadi di atomi in maniere specifiche, determinando così forme e materiali diversi.

Ma tutto vibra, cambia, diviene...

Infatti per quanto la luce di una lampadina elettrica possa sembrare immobile in realtà ad ogni istante cambia ad una velocità impressionante, tale che alla fine del mese dobbiamo pagare la bolletta della luce.

Lo stesso vale per la fiamma di una candela che pare essere sempre  la stessa ma che  in realtà  consuma minuziosamente ed in maniera continua la candela.

Sembra  la stessa fiamma, ma a livello atomico vi è un continuo cambiamento ad una rapidità  impressionante.

Proprio per  questo che noi lo vogliamo o no, che ne siamo coscienti o no, esiste tutto un mondo che potremmo  definire “chimico” nel suo determinismo, fatto di vibrazioni, di movimento, nell'infinita mente piccolo e che pervade sia l'aspetto più denso che quello più sottile.

Questo  mondo  ci avvolge, ci tocca, ci muta, ci  “fa” per così dire.

 

Come mai  quando siamo in un supermercato pensiamo e sentiamo in un certo modo?

Come mai  se una persona  vicino a noi è nervosa, percepiamo la vita in maniera del tutto diversa  rispetto a quando siamo seduti di fianco ad una persona che prega con tutto il cuore?

Perché se esplodiamo in una rabbia, quando ci calmiamo ci sentiamo a  terra?

E perché se proviamo compassione per qualcuno dopo un po' ci sentiamo rigenerati?

 

Duemila e cinquecento anni fa uno scienziato dei vari strati delle mente indagò per esperienza personale la Verità della propria natura in una maniera così straordinaria, così sottile...da essere in grado di capire la psicologia degli atomi,  che chiamò “Atta Kalapa”.

Non scoprì nulla di nuovo, esisteva infatti di già in molte culture,  in particolare nella millenaria cultura  indiana una conoscenza segreta, esoterica, iniziatica che risaliva alla notte tempo, nella  quale veniva tramandata la psicologia delle vibrazioni  nella coscienza degli atomi.

 

Siddharta Gotama il Buddha, così si chiamava questo straordinario ricercatore interiore, spiego' ai suoi discepoli che in base all'elemento predominante costituente la particella atomica, ne consegue per l'atomo o per gli insiemi di atomi, una certa maniera di reagire alla vita e di entrare in contatto con il mondo esterno.

E faceva comprendere che il corpo non è altro che un insieme di un'innumerevole quantità di atomi.

Parlò degli atomi pervasi dall'elemento fuoco, da quello della terra, da quello dell'acqua, e così via...con le loro controparti psicologiche.

 

Quando  due oggetti animati o inanimati, densi o sottili (o sottilissimi come le vibrazioni, o i suoni, o i colori) entrano in contatto ciò produce innumerevoli tipi di fenomeni, e allora ne fuoriesce un terzo elemento che è per l'appunto il risultato del contatto tra i due.

Questo risulta evidente per esempio nella genetica ove il connubio fra il seme del padre e l'ovulo della madre produce una creatura che è l'insieme fisico, emotivo ed  in seguito mentale dei suoi creatori (ovviamente si vengono poi ad assommare tantissimi altri fattori).

Ma questo connubio,  che lo vogliamo o no, che ne siamo  coscienti o no, avviene ad  ogni istante assumendo dei cibi, respirando dell'aria più o meno inquinata, bevendo dell'acqua...

Avviene anche semplicemente sedendoci nella stessa stanza con altre persone, ascoltando della musica, meditando in un bosco, nel momento in cui pensiamo a qualcuno o quando siamo pensati da qualcuno.

Tutto interagisce, tutto si mischia e “noi”, quel “noi” che pensiamo di essere e di capire più o meno, è talmente tanto un insieme di cose che è difficile capire fino a che punto  “noi” non siamo “noi” ma

tutto un insieme di cose...una “massa confusa”, come si dice in alchimia.

 

Ma proprio per il fatto che gli atomi più o meno densi o più e meno sottili  hanno una loro psicologia, tutto, tutto quello che entra in contatto con noi ha un effetto psicologico.

La mente ha  tanti strati, alcuni lavorabili, cambiabili, modificabili...

Altri invece del  tutto istintivi e meccanici, che vorremmo poter cambiare per migliorare la qualità della nostra vita e della vita delle persone che ci circondano, ma che purtroppo non rispondono per nulla ai nostri comandi.

 

Quante volte ci siamo resi conto che abbiamo reagito  in una maniera del tutto incontrollata o perfino errata davanti a degli eventi e delle  persone?

      Perché a volte vorremmo provare Amore ed  invece proviamo solo fastidio?Perché a volte vorremmo essere distaccati ed invece proviamo un'intensa bramosia o una intensa avversione?

Perché a volte ci  sentiamo così agitati, quando invece dovremmo essere calmi ed in pace?

Vi è un segreto, una via, un modo che possa permetterci di  scoprire come mai tutto questo avviene e come poterci lavorare su?

 

Ebbene il Nada Yoga come tutti gli Yoga, propone una possibilità....

La tradizione dice che fu il semidio Narada, che provando grande compassione per la confusione e l'ignoranza in cui vivevano gli esseri umani, andò dal Creatore, il Signore Bhrama e gli chiese se potesse indicargli una via per riportare armonia nella vita degli esseri umani.

Bhrama provo' compassione e lo istruì sulla scienza del Nada Yoga.

 

Infatti nei corsi avanzati, quando le ottave sia in salita che in discesa sono percepibili nel corpo sottile, iniziamo ad avventuraci in vari tipi di ottave chiamati in India “raga” (scala musicale).

Salendo e scendendo la scala in vari modi, andiamo a  toccare in varie sequenze, ben precise, conosciute e studiate i centri energetici, canalizzando le energie emotive-istintuali in una maniera del tutto non-mentale, per cosi' dire...

Il risultato è straordinario.

 

Riusciamo a toccare e a modificare quello strato che non risponde alla ragione.

Questo avviene perché non usiamo la logica, ma un altro strumento:

Il suono puro.

Cantiamo infatti delle A o delle O, o delle  E, ma non arriviamo a cantare un testo, in quanto se cantassimo un testo, si  creerebbero nella  nostra mente delle immagini e quindi toccheremmo  delle memorie, e risveglieremmo la persona che siamo.

Rimanendo nello strato del “puro suono”, possiamo toccare la pura esperienza non contaminata dai ricordi, dal passato, dai dogmi, dal condizionamento e possiamo così rimuovere i blocchi energetici e canalizzarne l'energia congestionata.

 

Agendo  in questo modo, nel  campo della pura esperienza, è possibile percepire il  dolore come dolore, la rabbia come rabbia, la pace come pace, la beatitudine come beatitudine.

Non vi è interferenza da parte della personalità, che soppesa, valuta, reprime, esprime ecc.ecc.

Avviene l'esperienza cosi' com'è al di là della nostra volontà.

 

 

Esistono dei raga per sublimare la  rabbia, altri per sublimare la  parte animale  (passionale) dentro di noi, altri per  donare pace, devozione, beatitudine...

Attraverso i raga si vivono le esperienze difficili come la rabbia, il dolore, la passione, senza amplificare queste emozioni in maniera negativa, e neppure senza reprimerle. L'emozione può venire a galla per quello che è, cioè un onda di energia colorata di un certo stato emotivo, essere vissuta nella sua normalità, senza deformazioni o aggiunte o amplificazioni da parte della personalità e poi venire canalizzata e sublimata in stati d'animo superiori come la  Pace, la Beatitudine, la  Vastità e altri ancora....

 

Si guarisce così da tanti traumi, da tante ferite e si  arriva all'accettazione, e al perdono.

 

Essendo  che il Nada Yoga unisce  il suono al corpo energetico ed essendo che le  vibrazioni che entrano nei  chakra li fanno ruotare in una determinata maniera e sequenza tra di loro, il  risultato nel corpo è la stimolazione e la secrezione di certi  tipi di ormoni.

Ogni chakra in base a come e quanto ruota, stimola una ghiandola specifica del  sistema endocrino aumentandone o  diminuendone le secrezioni.

Nel caso della rabbia abbiamo un intenso stato d'allerta e di forza dovuto all'intenso aumento di produzione di adrenalina nel corpo, con poi il conseguente stato depressivo, dovuto all'intenso sforzo che il corpo deve sostenere nell'intensità di quel momento...

Non a caso dopo una grande rabbia, spesso viene voglia di bere un caffè, per  tirarsi su di morale...

Con il raga che sublima la rabbia (Kanakangi), possiamo rii-invertire il processo utilizzando l''energia  della rabbia con la sua conseguente scarica ormonale e canalizzare questa forza fino a  renderla  una forza di Pace sia mentale, che fisica, ed anche a livello ormonale....

(Estratto dal libro : "Nada Yoga, la scienza e l'Arte della Musicoevoluzione di Stefano Manfrin ed. La Cicala)

 

I rasa sono nove e riguardano la sfera del campo emotivo; è contemplato anche un decimo rasa, il Bhakti rasa, che invece non è considerato appartenente alla sfera emotiva, ma un rasa del tutto a sé, perché è l'espressione emotiva di ciò che è il sentire dell'anima, quindi da un lato è un'emozione e dall'altro e il sentire dell'anima. Analizziamo i 10 rasa nei dettagli.

Tradizionalmente sono stati divisi in “famiglie emotive”:

Sringara Rasa o sentimento dell'amore, relazionato alla bellezza, all'estetismo, ai sentimenti profondi e alla devozione, anche se più dal punto di vista romantico.

Hasya Rasa o sentimento della gioia, relazionata al buon umore, all'umorismo, al riso ed anche al sarcasmo.

Karuna Rasa tradotto come compassione-tristezza, proprio nel senso di cumpatere, cioè sentire la tristezza insieme con quella di un'altra persona, è quindi compassione ma anche pietà intrisa di un senso di simpatia, di gioia, di responsabilità e preoccupazione, in altre parole un senso di gioia simpatetica.

Raudra Rasa tradotto come rabbia, violenza, irritazione, stress.

Virya Rasa cioè il coraggio, relazionato ai sentimenti, alle emozioni di eroismo, di determinazione e potenza.

Bhayanaka Rasa, la paura relazionata al terrore, al nervosismo, allo stato di ansia,  di paura, di preoccupazione.

Bibhatzsa Rasa, il disgusto relazionata alla depressione al non essere soddisfatto.

Abdhuta Rasa, la meraviglia, legata alla curiosità allo stupore e al mistero. 

Shanta Rasa, la calma relazionato alle emozioni di pace, di rilassamento.

Ogni rasa si traduce in una famiglia di emozioni in cui vi saranno ovviamente tantissime varianti, e a un prana colore che è prodotto nell'aurea con tutte le sue varianti.

In accordo a ciò che la persona sperimenta come tipo di sentimento, il campo aurico cambia e assume un determinato colore.

Gli autori dei libri sacri, i santi, i rishi impegnati in quest’ambito nel corso delle ere, di cui un’esponente di rilievo è sicuramente Bharata Muni, hanno dato versioni differenti sugli stessi argomenti.

Qui, per meglio comprendere, bisogna entrare nella mentalità indiana.

In genere in India quando si è istruiti su qualcosa non c'è un istruttore (o Guru) come da noi. L’istruttore è inteso come maestro, padre, madre anche come mucca, perché la mucca è colei che dà il cibo colei che dà il latte colei che dà la vita è il simbolo della vita per gli indiani, quindi la mucca ed il latte sono il simbolo del nutrimento spirituale. Il Signore Krishna, infatti, era un pastorello di mucche.

 

In India non si contraddice mai il proprio maestro, ciò che è insegnato è assorbito dall'allievo indiano che ovviamente non fa domande. Nel momento in cui gli insegnamenti vengono trascritti, questi testi si riempiono di regole molto rigide dal momento in cui non c’è più la possibilità di scambio con il maestro fisico.

 Il campo aurico è molto stratificato, noi abbiamo in ogni livello della mente un corpo in parte formato in base al proprio livello spirituale. Via via che si entra nei piani più profondi ed elevati della mente, il corpo che è attivato è via via più piccolo di quello fisico, come le bamboline matrioska tradizionali della Russia.  Aprendo una bambolina se ne trova una più piccola all'interno, e poi un’altra più piccola e poi ancora una più piccola. Lo stesso si può osservare anche nelle tombe egizie, dove il sarcofago ne contiene un altro all’interno, questo sta a indicare che i corpi sono via via più piccoli fino ad arrivare al corpo animico, che è chiamato da Sri Aurobindo e Mère “l'essere psichico”, cioè il vestito dell'anima che è grande come un puntino luminoso, o come una fiammella.

Ognuno di questi vari corpi che sono attivati con gli strati più profondi della mente, ha una propria radianza; più il corpo è piccolo più la radianza è grande. Nonostante il corpo eterico sia più piccolo di quello fisico, Il corpo pranico più piccolo di quello eterico e di quello fisico, la radianza del corpo pranico è notevolmente più ampia rispetto alla radianza del corpo eterico e a quella del corpo fisico. Più i corpi sono sottili uno all'interno dell'altro procedendo all’interno, inversamente proporzionale è la loro radianza o campo aurico intorno al corpo fisico. Ogni livello del campo aurico ha un suo determinismo preciso, quindi non è detto che ciò che avviene nel corpo fisico con i colori, abbia lo stesso riscontro nel corpo aurico. Per esempio se una persona prende molto sole e diventa molto rossa non è detto che la sua aurea sia rossa. Ogni livello di manifestazione del prana colore non necessariamente corrisponde nei vari livelli dell'essere; per esempio il verde di un certo colore sull'eterico e sulla sua corrispondente radianza, può significare qualcosa del tutto diversa sul corpo pranico e sull'aurea pranica.

 Bisogna comprendere che i chiaroveggenti hanno visto dei prana colori intorno all’essere umano. Noi chiamiamo prana colore tutto ciò che è fatto di colore tramite lo stato energetico e lo stato emotivo, possiamo quindi avere un colore nel campo dell’emotivo cioè nell’astrale alto, e lo stesso colore nell'astrale basso cioè nel corpo pranico, e verificare che non corrisponde allo stesso tipo di emozione.

 Questa è una cosa molto importante da comprendere, ricordo per esempio che si diceva dell'anguria che all’interno è rossa di rosso molto acceso, eppure il prana colore che emana è verde; questo ci fa comprendere come mai ci siano delle divergenze nei vari testi del Nada Yoga.

 Nel Nada Yoga tradizionale si dice che il sentimento dell'amore corrisponde a un colore verde nell’aurea, qui va compresa la mentalità dell'indiano che si muove sempre e comunque a livello religioso. Infatti, la Divinità dell'Amore che è Lakshmi Devi ha il vestito di colore verde e rosa, ed è molto probabile che in alcuni testi, dei colori del campo aurico siano stati decisi in base ai colori della divinità che presiede quel tipo di sentimento.

 Così come per esempio il colore di Hasya cioè il rasa della felicità del buonumore del riso, è il bianco, così, stranamente il colore della compassione è il grigio/violetto  (color piccione). Ora per il pranoterapeuta e i vari terapeuti delle scienze olistiche, il colore grigio intorno al corpo denuncia depressione, tristezza e malattia, quindi com’è possibile allora che il sentimento della compassione sia accompagnato da un grigiore nell’aurea? Questo è un aspetto che mi ha fatto molto riflettere e riflettevo anche come nella religione cristiana a noi più vicina, le suore che pronunciano i voti hanno un vestito spesso grigio, proprio loro che hanno così tanta compassione per i malati per gli anziani e i diversamente abili.  Potrebbe essere che ci siano diverse gradazioni di grigio, quindi che non ci sia solo un grigio malato ma che ci sia un grigio che è legato al sentimento della compassione. Tradizionalmente, nel campo aurico la compassione è rappresentata dal colore viola, perché è filtrato dal chakra della corona e quindi assume quel tipo di colore, però potrebbe essere che si riempie di grigio se la compassione che si prova è : “Pietà”.

 Ognuno di questi rasa ha una specificità del campo dei colori, ovviamente Raudra cioè la rabbia è di colore rosso, anche lì va distinto perché un colore rosso brillante è più legato a una grande vitalità, invece un colore rosso scuro è legato alla rabbia, concludendo bisogna distinguere le varie gradazioni del rosso. Tutti questi colori sono tradizionalmente espressi negli Shastra (scritture) del Nada Yoga.

Stefano Manfrin conosce e pratica il Yoga Nada da 30 anni. Ha studiato musica Carnatica e Hindustani cantando per due anni con un insegnante professionale del T.T.B. (Teatro Tascabile di Bergamo) una compagnia di teatro e ricerca artistica e culturale nota e rinomata; il canto classico della nostra tradizione con Françoise Goddard, canto armonico della Mongolia, e le canzoni tradizionali degli agricoltori della professoressa Marini. Ha studiato e approfondito il canto e l’uso dell’harmonium in India (dove ha vissuto per oltre 20 anni) con molti fratelli e sorelle indiane ed internazionali nel Mata Amritanandamayi Ashram. Ha composto diverse canzoni italiane e bhajans devozionali sanscriti per il Divino. E' stato adeguatamente addestrato nel complesso mondo dei corpi sottili e delle energie, studiando e praticando sotto la guida profonda e attenta di diversi insegnanti di grande esperienza e spessore spirituale della “Fratellanza Essenica di Myriam”, con diversi insegnanti e Acharias del lignaggio del Gran Master Choa Kok Sui e con diversi insegnanti di vari lignaggi Esseni e alcuni potenti ed esperti terapeuti. Ha studiato e pratica tecniche di meditazione e di contemplazione profonda e di purificazione degli strati più profondi della mente, da 30 anni. Ha studiato Hatha Yoga, Pranayama e Yoga Nidra con la rinomata insegnante e scrittrice Selene Calloni dell’Oriental Yoga Accademy. E’ stato formalmente iniziato e pratica diversi livelli di Krya yoga nel lignaggio della famiglia di Lahiri Mahasaya (Paramguru di Paramahamsa Yogananda), e altri lignaggi Santi; in tutti i molti livelli del Raja Yoga nel lignaggio di Maharishi Mahesh Yoghi. Per molti anni ha partecipato ad approfonditi e lunghi ritiri spirituali tra cui quelli di Vipassana nel lignaggio di Sayagi U Ba Kin e Goenkaji e vissuto e praticato lo yoga integrale con discepoli diretti di Sri Aurobindo e Mère nello Sri Aurobindo Ashram ed Auroville dove ha vissuto qualche anno. Ha studiato all'Università Sacar per due anni (centro Sri Aurobindo di ricerca avanzata) superando con successo gli esami. Al fine di praticare tutte queste tecniche yogiche ha vissuto per più di 20 anni in India, 12 dei quali dedicato al tradizionale periodo di "brahmacharya" (monachesimo) e due anni in giro per l'Asia (Nepal, Sri Lanka, Birmania, Malasya). La maggior parte di questa formazione è avvenuta in un Ashram di una rinomata Santa vivente. Ha vissuto e vive vicino a Mahatmas e in stretta collaborazione con Maestri di saggezza, Santi o Grandi iniziati per molti anni (di cui preferisce non menzionare i loro nomi, poiché i Maestri sono grandi, Stefano non lo è, e quindi lui non deve essere confuso con la grandezza dei suoi Guru, in altro modo sentirebbe di non aver dato Loro il giusto rispetto e di aver ingiustamente una specie di stato di “spirituale” o di pubblicità “spirituale”). La sua vita è dedicata alla ricerca interiore, la purificazione della mente e al servizio disinteressato per gli altri, cercando di essere in accordo con la Volontà Divina e il Dhamma Universale. Attualmente, insegna Nada Yoga e dirige diverse scuole annuali di Nada Yoga (Nada Yoga Vidyalaya) e diverse Accademie delle Scienze Praniche. Ha pubblicato un libro chiamato: "Nada Yoga, la scienza e l'arte della musicoevoluzione".

Semplice e simpatico, cerca umilmente di essere un buon essere umano... Collabora attivamente con “Child's Right” per la costruzione di un grande orfanotrofio a Pushkar.

E' tornato per la Gioia....

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