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LA MENTE NEL NADA YOGA
La tecnica del Nada Yoga lavora sulla mente profonda che costituisce un campo d’indagine molto vasto. E’ necessario ai fini della comprensione dei capitoli successivi distinguere fin d’ora i diversi livelli della mente e il loro funzionamento. In occidente tendiamo a identificarci prevalentemente con la funzione analitico-razionale della mente. Crediamo fondamentalmente che esistano due strati: conscio e inconscio. Nelle pagine a seguire potrete comprendere come il termine “mente” sia usato in una eccezione più ampia e al contempo capace di descrivere livelli di funzionamento estremamente dettagliati e diversificati. Cosa che ci richiede, come occidentali, un certo sforzo di concettualizzazione per entrare all’interno di una psicologia estremamente raffinata e “multistrato” come quella della tradizione indiana.[1] In realtà non ci troviamo di fronte a menti tra loro separate ma a una sola mente con diversi livelli funzionali e differenti determinismi, ma tra loro spesso comunicanti e interagenti. Questi livelli della mente, in modo estremamente sintetico, possono essere così suddivisi[2]:
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mente fisica (mente inconscia)
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mente eterica (mente inconscia)
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mente pranica (o vitale inferiore o mente subconscia)
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mente emozionale inferiore (o vitale inferiore o astrale)
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mente emozionale superiore (o vitale superiore)
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mente vitale-mentale o mente creativa
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mentale inferiore (o analitico-razionale)
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mentale intuitivo inferiore
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mentale superiore
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mentale intuitivo superiore
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mente illuminata
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mente degli Dei
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mente Divina ( o Divina Gnosi, suddivisa in vari livelli, chiamata da Sri Aurobindo Supermente)
La Mente Divina in realtà oltrepassa il semplice campo mentale e corrisponde a quella che Sri Aurobindo chiamò Supermente.
Ogni livello mentale ha contenuti propri e, come ho detto, specifiche modalità di funzionamento. E’ importante comprendere che a ogni livello corrisponde un “corpo” che è il contenitore di quel funzionamento. Ogni contenitore, sia esso il corpo eterico, il corpo pranico, quello astrale e così via, ha una sua sede nel corpo fisico (una ghiandola), in un punto energetico preciso e corrispondente (chakra), ha un suo piano di esistenza (loka) e un suo funzionamento e determinismo preciso e complesso. Cerchiamo di capirne di più entrando ora maggiormente nel dettaglio.
Mente fisica
Le sensazioni sono il linguaggio attraverso il quale si esprime la mente fisica ovvero la mente che si interfaccia con il nostro corpo organico. Il processo delle sensazioni è immediato, inconscio e automatico.
In questo momento, mentre scrivo sono in aereo. Sto tornando da un corso di Nada Yoga che ho tenuto all’estero e c’è davvero molto caldo. La mia mente fisica risponde all’innalzamento di temperatura con un enorme quantità di “ribollimenti” all’interno, il che si traduce con un disagio a livello emozionale e mentale.
Se non fossi consapevole che il disagio nasce dalle sensazioni fisiche, cioè che quello che provo deriva dalla mia natura organica, che poi si estende al corpo emotivo e a quello mentale, potrei reagire impulsivamente e in modo incondizionato ai contatti con il mondo esterno magari arrabbiandomi con altre persone. Voglio dire che la mente fisica possiede un sua sistema coerente ma del tutto meccanico ed inconscio per l’elaborazione di informazioni ma se si prende coscienza del suo funzionamento, molto lentamente essa risponde con una prima forma di consapevolezza.
Il meccanismo della mente fisica, come ho detto, è estremamente rapido e venne indagato dal Signore Buddha con estrema attenzione entrando profondamente in ogni dettaglio[3], individuando quattro passaggi principali, e sintetizzando in questo modo i circa cinquanta micro-passaggi che in un istante avvengono a quel livello meccanicamente e in modo automatico:
1° passaggio Vijnana : che conosce che sa
2° passaggio Sannia : che riconosce
3° passaggio Vedana : che crea una sensazione
4° passaggio Shankara : che reagisce e crea, reazione dopo reazione, un’abitudine meccanica nella mente fisica. L’abitudine crea il carattere automatico e inconscio.[4] Questo è il linguaggio della mente fisica.
Mente eterica
Il prana o energia vitale circola all’interno dei canali eterici[5] che costituiscono il corpo eterico. Questa mente ha la funzione di memorizzare gli eventi. Quindi dall’Etere noi registriamo, grazie al corpo eterico, i diversi accadimenti come su un supporto digitale estremamente sofisticato, in grado di fissare ogni tipo di dettaglio sensoriale. Il corpo eterico è costituito da bioplasma, un materiale gelatinoso molto sottile invisibile all’occhio nudo, ma generalmente percepibile dalla maggior parte delle persone attraverso la palpazione eterica.
Il piano dell’etere (akasha), costituisce la “memoria del tempo” dove i chiaroveggenti possono osservare i fenomeni del passato, del presente e del futuro. Quindi quei siddha o quegli yogi, o grandi esseri, che sono dotati della siddhi[6] del trikaladhristhi o della capacità di osservare il trikala[7] possono investigare attraverso l’etere e avere accesso a ogni tipo di conoscenza. Nell’etere di una persona è possibile trovare memorie che appartengono non solo alla persona ma anche alla matrice da cui questa persona proviene. Questa matrice è in relazione con la formazione della sua materia, cioè con quello che è stato trasmesso dalla mente eterica e fisica dei genitori, dei nonni, dei bisnonni e così via. Potremmo definirla il “data base eterico”, una specie di banca dati o Dna eterico. Le informazioni sono inoltrate e trasmesse attraverso le generazioni. A livello della mente eterica, come è sostenuto dalle dottrine dell’India, è quindi rintracciabile il karma della famiglia o karma “verticale”. Per riuscire a entrarvi in contatto bisogna scendere nelle profondità dell’inconscio. Un tuffo verticale negli abissi temporali di un remoto passato.
Mente pranica
Siamo giunti al terzo livello della mente che è la mente pranica o mente dell’energia vitale e delle pulsioni. Essa può già essere definita una mente subconscia cioè semi organizzata in modo autonomo e regolante le funzioni legate all’istinto, in piccola parte rispondente alla coscienza. E’ facilmente percepibile nei sogni. Contrariamente a quanto si possa pensare è una mente legata a tutto il pianeta, cioè il subconscio è terrestre. Solo i maestri hanno individualizzato il loro subconscio ed è proprio questo che li rende così diversi da noi, liberi ed esenti dagli impulsi. Ovviamente anche questa mente ha un suo corpo e un punto corrispondente nel corpo fisico dove è possibile individuarne il contenitore chiamato corpo pranico. Questi ha a sua volta una sua estensione o irradiazione nel campo aurico. Per risvegliare la mente pranica in genere si usa il soffio. Questo è possibile con l’ausilio di tecniche e discipline quali il Qi Kong, il Thai Chi, il Pranayama, il Kriya Yoga o anche attraverso la recitazione di preghiere o mantra (nella maniera continuativa e meccanica chiamata japa) o certe forme di canto. All’interno di questa mente sono contenute tutte le pulsioni come quella sessuale, la rabbia, la gelosia, la paura, la preservazione e così via.
Mente emozionale (divisa in una parte inferiore chiamata astrale e una superiore chiamata vitale superiore)
Vi è poi un quarto livello della mente che è quello delle emozioni.
Le emozioni impulsive sono alimentate e pompate dall’energia pranica e solo parzialmente possono essere gestite dalla mente razionale (che vedremo tra breve). Le emozioni legate alle varie sfaccettature dell’ego come il desiderio di potere, l’orgoglio, il senso di possesso e così via sono considerate, infatti, di natura inferiore e maggiormente legate alla zona del plesso solare. Si legano invece al centro del cuore sentimenti nobili come l’Amore, la Compassione, l’Armonia, la Bellezza, costituendo il corpo emotivo superiore.
Mente creativa o vitale-mentale
Poi abbiamo una mente emozionale/mentale, che è un altro livello dove il suo linguaggio ed espressione è legato alla creatività. Ecco perché, questo livello della mente è anche chiamato mente creativa. Qui troviamo la poesia, l’arte, la creazione artistica in ogni sua espressione, il bisogno di elevarsi attraverso le emozioni e di esprimerle in maniera ordinata e armoniosa.
Questo livello della mente è in stretto contatto con l’energia sessuale. Non è un caso che molti artisti abbiano un carattere molto impulsivo ed irrazionale, dato che usano grandi quantità di energia sessuale per le loro creazioni artistiche. Le arti anticamente erano sempre dedicate alla Divinità, permettendo all’energia creativa di dirigersi verso l’Assoluto e arrivando in questo modo non solo alla sublimazione delle proprie passioni ma anche alla trasformazione e trasmutazione delle energie e della mente.
Per questa ragione molti percorsi spirituali hanno usato l’arte come propulsione verso la Divinità.
Mentale inferiore o mente analitica-razionale
La mente analitica o razionale è capace di dividere, analizzare, catalogare ed elencare, pianificare e fare previsioni relative anche a operazioni complesse. E’ sicuramente il tipo di mente su cui la società occidentale ha scelto di investire e regolare in modo massivo il suo rapporto con la realtà. Un esempio ben visibile ne sono i grandi apparati e organizzazioni, gli uffici e i bureau dove si lavora. Tuttavia sono in realtà poche le persone che hanno sviluppato questo livello della mente in modo equilibrato.
Tale livello può già essere definito buddhi o intelletto.
Mentale intuitiva inferiore
La mente intuitiva inferiore non solo è capace di pensare ma anche di comprendere attraverso una sequenza di immagini e di riproporre la realtà attraverso di esse. Da questo livello della mente sono nate forme di scrittura come i pittogrammi, i geroglifici e gli ideogrammi cinesi e giapponesi.
E’ la mente usata dai chiaroveggenti, che opera attraverso l’Ajna Chakra o terzo occhio. Tuttavia è ancora un funzionamento inferiore, dato che anche se è un livello della mente superiore rispetto la ragione non è ancora capace di percepire la Verità. Infatti molto spesso i chiaroveggenti interpretano male ciò che vedono, cioè vedono ma non capiscono cosa vedono.
Mentale superiore
Qui finalmente si inizia a comprendere la Coscienza dell’Uno. La si comprende perché si inizia a prendere coscienza del proprio Sé. Lo strumento del raziocinio viene superato. Cessa quindi l’operazione mentale che disseziona e divide la Creazione in tanti piccoli frammenti di esistenza lontani e incongruenti tra di loro, e si ha accesso, attraverso il Potere del Pensiero Elevato, alla diretta percezione dell’Uno Onnipresente. Il senso e l’esperienza dell’Uno discendono rendendo potenti le forme pensiero e con esse e attraverso di esse l’Uno diviene percepibile. Lo yoga[8] arriva al suo primo compimento l’unione con il Sé attraverso il corpo mentale. E’ la mente che calmandosi progressivamente è in grado di lasciar filtrare l’esperienza del Sé. Attraverso questa percezione diretta tutta la maniera di concepire la vita cambia completamente.
Mentale intuitivo- superiore
Quando la mente superiore e i suoi funzionamenti si allargano a dismisura e il corpo mentale si riempie di una trasparenza e purezza ancora maggiori, con lampi di Luci Superiori che attraversano il suo cielo felice, ecco allora che si passa alla mente intuitiva superiore.
Di colpo si giunge a conoscere e ciò che accompagna la conoscenza è una crescente estasi. Più cresce l’estasi, più cresce la conoscenza.
Il volgare meccanismo della autosoddisfazione attraverso il desiderio è un lontano miraggio. Qui l’essere umano incomincia a vivere stati celestiali di Beatitudine, di Luce, di Pienezza, di Comprensione, di chiara percezione delle cose e degli esseri e del motivo interiore e segreto celato dietro ad esse, perché questo livello della mente conosce per identità dall’interno verso l’esterno, anche se con dei lampi intuitivi parziali rispetto all’identità perfetta.
Mente Illuminata
Vi è poi la mente piena di Luce, la mente illuminata in cui le cose si sanno perché vi è uno stato dell’Essere dove l’Essere sa. Questa mente è piena di Silenzio, di Luce, di Pace e funziona nella staticità, nella tranquillità senza pensieri, ove il senso dello spazio e del tempo si dilata sempre più e la ragione lascia posto a una profonda e vasta calma, piena di Luce, che soppesa l’esistenza e gli eventi con grande distacco.
In questo livello della mente tutto viene sospeso. Il sentimento di distacco diviene compiuto e si inizia a farsi strada interiormente una forma di libertà assoluta dal processo mentale (chitta vritti nirodha) per come siamo abituati a conoscerlo. Insorge uno stato d’Essere ove semplicemente si è qui e ora, dove i Principi Spirituali si manifestano. Nel momento in cui tutto in noi è silenzio nasce un’intensa felicità.
Mente degli Dei
La mente degli Dei è una mente estrema dove l’essere umano può entrare in contatto con grandi porzioni di spazio e tempo ed enormi quantità di potere, il Potere Divino Superiore, Vero, Reale, Immenso e con grandi nobili pensieri e grandi nobili virtù. Alla mente degli Dei o mente cosmica è decisamente raro riesca accedervi l’uomo comune. Essa marca il confine ultimo ove un essere umano può arrivare. In questo piano vivono gli Dei, Esseri reali e concreti, anche se di una materia sottile, con immensi poteri e vite immensamente lunghe. Di questa natura erano la mente di Cristo, di Sri Krishna, del Signore Bhudda e di altri Mahatma.
Mente Divina ( o Divina Gnosi, suddivisa in vari livelli, chiamata da Sri Aurobindo Supermente)
E infine arriviamo a un livello così estremo della mente che essa diventa talmente rarefatta che si disperde al di là delle meccaniche della mente stessa, in un bianco Silenzio Eterno e Infinito, quello che gli yogi cercano attraverso la meditazione, e che chiamano Fonte o semplicemente. “Quello” (Tat).
Così poco si può dire di questo livello dell’Essere poiché qualsiasi parola non potrebbe far altro che limitare qualcosa che di limiti non ne possiede proprio.
Va detto, al contrario di quanto si creda in occidente, che gran parte degli yogi non percorrono completamente il cammino per raggiungere tutti i livelli della mente e non necessariamente costruiscono i corpi superiori corrispondenti a tutti i passaggi della scala mondo, ma saltano dal livello della mente pensante o emozionale nel vuoto (Sunyata o Bhraman passivo), attraverso tecniche specifiche come nel caso del Raja Yoga.[9]
Compiendo questo grande salto direttamente nei mondi dell’“Emisfero Superiore” alcuni passaggi, ovviamente, non vengono compiuti. Molte cose non vengono viste e quindi comprese, per cui allo yogi sembra alla fine che la Divinità possa essere percepita solo attraverso il Silenzio. Ma non è così. Il metodo del Raja Yoga non permettendo di compiere tutti i dovuti passaggi intermedi non forma le persone nei corpi superiori e di conseguenza non permette realmente il viaggio nei mondi superiori. Il punto è che non ci si è dotati degli strumenti e dei veicoli per andarci coscientemente. I corpi superiori vanno infatti creati, e si creano con tecniche precise e complesse.
Dall’Infinito senza forma sono uscite le forme, gli Esseri, i mondi, i piani dell’Essere, esistenti in contrazioni diverse delle spazio/tempo. La creazione materiale è un puntino infinitamente piccolo e limitato rispetto alla scala mondo. Avere dei vari corpi sottili e superiori formati o se si vuole dei contenitori di energie ben formati ed attivati permette allo yoghi (colui che segue una disciplina spirituale) di visitare altri mondi ed esseri attraverso il viaggio interiore o l’esteriorizzazione dei corpi sottili. Queste procedure iniziatiche le cui esperienze sono state largamente spiegate nelle scritture (come ad esempio nel: “Savitri” di Sri Aurobindo, “Bhagavatam” di Veda Vyasa, le conferenze di Mère, di Omraam Aivanov, di Annie e Daniel Morouis Givoudan etc.), abbisognano di corpi superiori e sottili pienamente formati e operativi. Se non si hanno i corpi superiori adeguati su altri piani non si può andare. E’ come se volessimo andare sulla Luna senza uno Space Shuttle…risulterebbe impossibile. Il Signore Bhudda raccontava che la maggioranza dei Suoi discepoli non erano quelli visibili intorno a Lui, ma gli Esseri sottili ed i Devata che istruiva nelle ore più profonde della notte. Fisicamente quasi tutta la popolazione del Nord dell’India ne seguiva gli insegnamenti, ma Lui sosteneva che di notte istruiva 40 Asankeya Esseri*. Se Lui non avesse sviluppato i corpi superiori, come avrebbe potuto entrare in contatto con loro?
Concludendo, nel Nada Yoga si lavora con la mente profonda, inconscia. Ci ritroviamo a un livello dove il nostro sentire con il corpo diventa lo strumento principe e percepiamo attraverso il movimento delle vibrazioni. Per comprendere tutto questo bisogna aiutare lo studente a sentire e riconoscere le diverse sensazioni fisiche e cenestesie attivate dalle onde sonore che arrivano dal mondo esterno. Insomma percepire e codificare il suono attraverso un sistema molto diverso rispetto a quello dell’apparato uditivo. Ed è questo che andremo a vedere nel prossimo capitolo.
[1] La psicologia indiana ha almeno 14000 anni considerato che nel Ramayana che descrive la vita e le gesta del Signore Rama, vi ritroviamo molti passaggi ove vengono spiegate le “sadhane” (tecniche di meditazione e purificazione), seguite dai saggi che vissero in quell’epoca. Si comprende così che la nostra psicologia che data poco più di 100 anni di storia e tradizione ne sappia davvero molto poco a confronto.
[2] Sri Aurobindo ne enumera 148.
[3] Altrettanto fecero Douce Mére e Sri Aurobindo e altri ricercatori che esplorarono le dinamiche della mente profonda.
[4] Il primo in occidente ad accorgersi di questi livelli di funzionamento della mente e a descriverli fu Pierre Janet, L’automatismo psicologico – 1889. NdR
[5] Ne vengono indicati circa 72.000.
[6] Potere …….
[7] I tre tempi: passato, presente e futuro
[8] La radice yug significa “unire”.
[9] Queste tecniche yogiche sono in grado di conferire gli otto stadi di assorbimento samadhi, e sono state caldamente diffuse nel secolo passato da Maharishi Mahesh Yogi e la scuola di Meditazione Trascendentale.
*Un Asankeya si misura in questo modo. Immaginando di riempire di semi di sesamo una buca lunga 15km, larga 15km, profonda 15km e contandoli, quello è il numero di incarnazioni per coprire un Kalpa. Un Asankeya corrisponde al numero 100 seguito da 40 volte zero kalpas. Il numero, quindi, non è neanche dicibile o pensabile. Bhudda aveva 40 Asankeya esseri sottili e Devatas come discepoli notturni.
Il Nada Yoga come musicoterapia: può la musica risolvere le malattie fisiche o emotive? Un campo di ricerca.
Abbiamo contemplato molti aspetti del Nada yoga: tra cui la relazione tra le frequenze e tonalità della musica con il campo pranico ed eterico dell'essere umano, e la sua consequenziale influenza sul corpo fisico. In quest’ambito è da considerare anche l'aspetto e la modalità terapeutica, cioè se il Nada Yoga possa effettivamente risolvere dei casi clinici come per esempio i problemi psichici, di agitazione mentale, rabbia, ecc. Abbiamo visto che l'effetto c’è, ma in casi come l'artrite ove il problema è del tutto fisico o l'insonnia dove c'è uno squilibrio ormonale alterato netto, o la pressione alta, il mal di testa e cose di questo genere possono essere risolte con la musicoterapia? La risposta è certamente affermativa. Se oggi sappiamo che è possibile intervenire sul corpo fisico mediante il sistema pranico ed eterico, il merito va attribuito agli anni di ricerca sulle energie sottili, sull’interazione tra i chakra nei canali energetici e nei circuiti creati dal prana. Con il contributo delle famiglie di studio quali il kriya yoga, l’arathic yoga, la pranoterapia, la medicina esoterica, quindi in virtù delle loro conoscenze e influenze oggigiorno sappiamo con certezza che si possa intervenire sul corpo fisico grazie al sistema pranico ed eterico. Direi che, l'ottanta per cento delle malattie sono risolvibili senza l'uso di farmaci che alterano le produzioni chimiche nel corpo. Le medicine, infatti, inibiscono oppure stimolano delle ghiandole o degli organi ad alcuni tipi di secrezione e produzione diverse dal normale o a un’acidità diversa. Hanno quindi un effetto o inibitore o stimolatore di quello che è il sottilissimo ambiente chimico del corpo dell'essere umano. Questo tipo di approccio discretamente moderno, potremmo dire che è medicina derivata sostanzialmente da una scienza molto antica che basava le proprie conoscenze sulle erbe, sui prodotti di Madre Natura. Una volta era chiamata spargiria che è forse la matrice dell'attuale farmacia o farmacoterapia, dalla quale è nato tutto il discorso medico e da cui è nata come conseguenza operativa la chirurgia perché senza le anestesie o alcuni tipi di medicine che inibiscono l'emorragia oppure che permettessero d’intervenire prima durante e dopo la chirurgia, degli interventi proprio non sarebbero stati possibile. La ricerca medica moderna, quella che potremmo chiamare l'allopatia cioè la medicina chimica in cui appunto è compresa la chirurgica in realtà è quindi figlia di una tradizione molto antica che basava la propria conoscenza su delle erbe, le quali ancora adesso, sono usate, utilizzate da molti, anche se il nostro Ministero della Salute non ha una grossa simpatia per questo tipo di scienza chiamata Naturopatia, Omeopatia, Ayurveda. Queste erbe sono quindi a tutt'oggi molto usate. Le erbe fanno parte di un ciclo di natura totalmente diverso da come le usiamo oggi. Infatti, con la monocultura e con l'agricoltura intensiva riusciamo ad avere qualsiasi tipo di frutto, di erba in ogni momento dell'anno e anche dei tipi di concimi che alterano la genetica delle erbe, dell'albero, delle cortecce. Nei tempi antichi queste piante erano state studiate dai saggi dai veggenti, i quali entravano in contatto con i regni di natura anche in relazione alle stagioni, al luogo dove crescevano e al calendario astrologico. Questo tipo di cmprensione veniva quindi, integrata sul calendario astrologico personale dell'individuo. Nei tempi antichi la visione dell'uomo era indubbiamente più olistica e molta più vasta. Comprendiamo quindi, come anticamente l'uomo non era visto solo come un ente puramente fisico governato dagli elementi chimici, ma che dietro ad esso ci fossero delle forze le quali avevano dei nomi. In India per esempio, l'elemento fuoco è sorretto da una divinità chiamata Agni che è il dio del fuoco, (esattamente come da noi l'Arcangelo del fuoco) ed era chiaro come queste forze governavano alcuni processi della vita. Il Dio del Fuoco presiedeva il focolaio domestico, il fuoco gastrico e il sistema digestivo, così come presiedeva al fuoco come elemento nascosto nel legno e nelle sostanze infiammabili e nel burro chiarificato (ghee), questa comprensione faceva sì che dietro alle energie ci fosse anche un discorso sottile. In questa comprensione i punti nel corpo, erano i punti di entrata di alcuni tipi di energie, di alcuni tipi di prana colore e quindi queste due scienze: quella della medicina antica che è tramandata come medicina esoterica o alchimia medica ed il Nada Yoga non si discostano molto. In questo primo libro non è stato spiegato in maniera approfondita, ma lo sarà nei testi successivi, e nonostante ciò lo studente inizia a capire come ogni nota è relazionata a un punto fisico, a un’emozione precisa, ma anche a un chakra. Essi sappiamo che non sono necessariamente nella superficie della parte frontale, ma possono trovare la loro origine, nella colonna vertebrale. S’inizia a capire quindi, se una nota è un vadi o samvadi, cioè una nota principale (Re) o una secondariamente importante (Regina) di un raga come quella nota vada stressata maggiormente, quindi viene mandata più energia su quella nota che automaticamente la invia ad un certo chakra. Se ad esempio si soffre di pressione bassa e va attivato maggiormente il meng mei chakra dell'ombelico posteriore ci sarà una nota che va stressata maggiormente che porterà energia al meng mei, quindi ovviamente nel momento in cui lo studente inizia a capire la relazione tra le note ed i chakra, diventa anche molto chiaro dove e come l'energia si muove. Ad esempio nel raga Mohan la scala è: sa re ga pa dha sà, (un janya raga di Harikamboj 28° mela karta raga), dopo il ga c'è un salto, un jump come quando si salta per oltrepassare un ruscelletto. Quando si compie il salto, moltissima energia viene messa all’inizio sul piede che salta e poi sul piede dove il salto finisce dall'altra parte del ruscelletto. Parimenti quando si arriva questa nota viene convogliata mola energia e dal ga, dato che poi c'è un salto (il ma non viene cantato) si va direttamente al pa e molta energia viene quindi scaricata al pa. Comprendendo questo, vedendo il vadi e il samvadi e le note nemiche che non vanno enfatizzate, o addirittura saltate, si comprende come il circuito del raga porti innanzitutto un'energia globale che circola ed è distribuita in quel circuito, però con più stress e maggiore energia in alcuni punti e meno in altri, riempiendo molto alcuni chakra ed invece riempiendo molto meno altri chakra. Di conseguenza, nel momento in cui un chakra si riempie, potrebbe assorbire magneticamente l'energia da un altro chakra, per esempio se il chakra del cuore diventa molto grande, automaticamente il chakra del plesso tende a svuotarsi fornendo la sua energia al chakra del cuore. Oppure quando il chakra sessuale è molto carico se si attiva la gola, automaticamente l'energia del chakra sessuale va verso la gola quando si medita. Questo processo fa sì che dal chakra sessuale l'energia vada alla gola e da qui al terzo occhio. Tutte queste comprensioni, i movimenti delle energie che sono stati usati in vari tipi di tecniche di meditazione, possono anche essere usate per guarire le persone. Nel momento in cui il raga è chiaro come circuito, come riempitivo o diminutivo dell'energia dei chakra o come filtro di alcuni tipi di energia, allora e solo allora si capisce perché nella tradizione è detto che quel raga specifico possa curare quella malattia specifica. Ad esempio Bhairav il 15° melakarta raga, si dice che vada a curare l'artrite reumatoide o che Shudda Saveri vada a curare l’insonnia. In realtà il Nada yoga compreso anche nel suo aspetto di musicoterapia diventa molto interessante. Con questo tipo di visione, si comprende come dietro alla malattia fisica c'è uno squilibrio del sistema ormonale, dietro lo squilibrio del sistema ormonale c'è uno squilibrio dei centri e dietro lo squilibrio dei centri c'è una maniera scorretta di pensare e sentire la vita. Il raga va a rimettere ordine nel sistema dei centri e nel sistema ormonale e automaticamente nel corpo. Pian pianino la persona è indotta e aiutata a modificare la sua maniera di pensare e di vedere. Ciò renderà stabile la guarigione. E’ anche vero che se una persona è molto tesa è molto difficile che vi sia pace nella casa, e che quando la persona inizia a rilassarsi inizia a esserci un certo livello di Pace, di rispetto, di amore, di concordia, di benevolenza intorno alla persona stessa. Allora potrà lavorare con maggior facilità per rettificare il proprio carattere. Questo è un argomento molto interessante e sarà trattato in maniera più ampia nei prossimi libri.
Il lavoro del nada yoga
nella mente profonda
Uno scritto introduttivo
ai corsi avanzati
Una volta imparato ad ascoltare il suono come vibrazione, cioè a sentire l'impatto vibratorio attraverso la proprietà sensibile dell'etere, o tatto eterico, nel corpo sottile; il suono e la musica assumono per lo studente del Nada Yoga, una dimensione totalmente diversa rispetto a quello che erano, prima di questa scoperta.
In realtà tutto vibra, nulla, nella manifestazione materiale (più' o meno sottile) è esente di vita.
La Vita è ovunque, magari con delle caratteristiche per noi difficili ad essere comprese, ma qualsiasi cosa per quanto in maniera impercettibile vibra pervasa di Vita.
Per quanto possano sembrare immobili, un sasso o un oggetto metallico hanno dentro di loro un'intensa attività vibratoria a livello dell'infinita mente piccolo, che permette loro di mantenere uniti, miriadi di atomi in maniere specifiche, determinando così forme e materiali diversi.
Ma tutto vibra, cambia, diviene...
Infatti per quanto la luce di una lampadina elettrica possa sembrare immobile in realtà ad ogni istante cambia ad una velocità impressionante, tale che alla fine del mese dobbiamo pagare la bolletta della luce.
Lo stesso vale per la fiamma di una candela che pare essere sempre la stessa ma che in realtà consuma minuziosamente ed in maniera continua la candela.
Sembra la stessa fiamma, ma a livello atomico vi è un continuo cambiamento ad una rapidità impressionante.
Proprio per questo che noi lo vogliamo o no, che ne siamo coscienti o no, esiste tutto un mondo che potremmo definire “chimico” nel suo determinismo, fatto di vibrazioni, di movimento, nell'infinita mente piccolo e che pervade sia l'aspetto più denso che quello più sottile.
Questo mondo ci avvolge, ci tocca, ci muta, ci “fa” per così dire.
Come mai quando siamo in un supermercato pensiamo e sentiamo in un certo modo?
Come mai se una persona vicino a noi è nervosa, percepiamo la vita in maniera del tutto diversa rispetto a quando siamo seduti di fianco ad una persona che prega con tutto il cuore?
Perché se esplodiamo in una rabbia, quando ci calmiamo ci sentiamo a terra?
E perché se proviamo compassione per qualcuno dopo un po' ci sentiamo rigenerati?
Duemila e cinquecento anni fa uno scienziato dei vari strati delle mente indagò per esperienza personale la Verità della propria natura in una maniera così straordinaria, così sottile...da essere in grado di capire la psicologia degli atomi, che chiamò “Atta Kalapa”.
Non scoprì nulla di nuovo, esisteva infatti di già in molte culture, in particolare nella millenaria cultura indiana una conoscenza segreta, esoterica, iniziatica che risaliva alla notte tempo, nella quale veniva tramandata la psicologia delle vibrazioni nella coscienza degli atomi.
Siddharta Gotama il Buddha, così si chiamava questo straordinario ricercatore interiore, spiego' ai suoi discepoli che in base all'elemento predominante costituente la particella atomica, ne consegue per l'atomo o per gli insiemi di atomi, una certa maniera di reagire alla vita e di entrare in contatto con il mondo esterno.
E faceva comprendere che il corpo non è altro che un insieme di un'innumerevole quantità di atomi.
Parlò degli atomi pervasi dall'elemento fuoco, da quello della terra, da quello dell'acqua, e così via...con le loro controparti psicologiche.
Quando due oggetti animati o inanimati, densi o sottili (o sottilissimi come le vibrazioni, o i suoni, o i colori) entrano in contatto ciò produce innumerevoli tipi di fenomeni, e allora ne fuoriesce un terzo elemento che è per l'appunto il risultato del contatto tra i due.
Questo risulta evidente per esempio nella genetica ove il connubio fra il seme del padre e l'ovulo della madre produce una creatura che è l'insieme fisico, emotivo ed in seguito mentale dei suoi creatori (ovviamente si vengono poi ad assommare tantissimi altri fattori).
Ma questo connubio, che lo vogliamo o no, che ne siamo coscienti o no, avviene ad ogni istante assumendo dei cibi, respirando dell'aria più o meno inquinata, bevendo dell'acqua...
Avviene anche semplicemente sedendoci nella stessa stanza con altre persone, ascoltando della musica, meditando in un bosco, nel momento in cui pensiamo a qualcuno o quando siamo pensati da qualcuno.
Tutto interagisce, tutto si mischia e “noi”, quel “noi” che pensiamo di essere e di capire più o meno, è talmente tanto un insieme di cose che è difficile capire fino a che punto “noi” non siamo “noi” ma
tutto un insieme di cose...una “massa confusa”, come si dice in alchimia.
Ma proprio per il fatto che gli atomi più o meno densi o più e meno sottili hanno una loro psicologia, tutto, tutto quello che entra in contatto con noi ha un effetto psicologico.
La mente ha tanti strati, alcuni lavorabili, cambiabili, modificabili...
Altri invece del tutto istintivi e meccanici, che vorremmo poter cambiare per migliorare la qualità della nostra vita e della vita delle persone che ci circondano, ma che purtroppo non rispondono per nulla ai nostri comandi.
Quante volte ci siamo resi conto che abbiamo reagito in una maniera del tutto incontrollata o perfino errata davanti a degli eventi e delle persone?
Perché a volte vorremmo provare Amore ed invece proviamo solo fastidio?Perché a volte vorremmo essere distaccati ed invece proviamo un'intensa bramosia o una intensa avversione?
Perché a volte ci sentiamo così agitati, quando invece dovremmo essere calmi ed in pace?
Vi è un segreto, una via, un modo che possa permetterci di scoprire come mai tutto questo avviene e come poterci lavorare su?
Ebbene il Nada Yoga come tutti gli Yoga, propone una possibilità....
La tradizione dice che fu il semidio Narada, che provando grande compassione per la confusione e l'ignoranza in cui vivevano gli esseri umani, andò dal Creatore, il Signore Bhrama e gli chiese se potesse indicargli una via per riportare armonia nella vita degli esseri umani.
Bhrama provo' compassione e lo istruì sulla scienza del Nada Yoga.
Infatti nei corsi avanzati, quando le ottave sia in salita che in discesa sono percepibili nel corpo sottile, iniziamo ad avventuraci in vari tipi di ottave chiamati in India “raga” (scala musicale).
Salendo e scendendo la scala in vari modi, andiamo a toccare in varie sequenze, ben precise, conosciute e studiate i centri energetici, canalizzando le energie emotive-istintuali in una maniera del tutto non-mentale, per cosi' dire...
Il risultato è straordinario.
Riusciamo a toccare e a modificare quello strato che non risponde alla ragione.
Questo avviene perché non usiamo la logica, ma un altro strumento:
Il suono puro.
Cantiamo infatti delle A o delle O, o delle E, ma non arriviamo a cantare un testo, in quanto se cantassimo un testo, si creerebbero nella nostra mente delle immagini e quindi toccheremmo delle memorie, e risveglieremmo la persona che siamo.
Rimanendo nello strato del “puro suono”, possiamo toccare la pura esperienza non contaminata dai ricordi, dal passato, dai dogmi, dal condizionamento e possiamo così rimuovere i blocchi energetici e canalizzarne l'energia congestionata.
Agendo in questo modo, nel campo della pura esperienza, è possibile percepire il dolore come dolore, la rabbia come rabbia, la pace come pace, la beatitudine come beatitudine.
Non vi è interferenza da parte della personalità, che soppesa, valuta, reprime, esprime ecc.ecc.
Avviene l'esperienza cosi' com'è al di là della nostra volontà.
Esistono dei raga per sublimare la rabbia, altri per sublimare la parte animale (passionale) dentro di noi, altri per donare pace, devozione, beatitudine...
Attraverso i raga si vivono le esperienze difficili come la rabbia, il dolore, la passione, senza amplificare queste emozioni in maniera negativa, e neppure senza reprimerle. L'emozione può venire a galla per quello che è, cioè un onda di energia colorata di un certo stato emotivo, essere vissuta nella sua normalità, senza deformazioni o aggiunte o amplificazioni da parte della personalità e poi venire canalizzata e sublimata in stati d'animo superiori come la Pace, la Beatitudine, la Vastità e altri ancora....
Si guarisce così da tanti traumi, da tante ferite e si arriva all'accettazione, e al perdono.
Essendo che il Nada Yoga unisce il suono al corpo energetico ed essendo che le vibrazioni che entrano nei chakra li fanno ruotare in una determinata maniera e sequenza tra di loro, il risultato nel corpo è la stimolazione e la secrezione di certi tipi di ormoni.
Ogni chakra in base a come e quanto ruota, stimola una ghiandola specifica del sistema endocrino aumentandone o diminuendone le secrezioni.
Nel caso della rabbia abbiamo un intenso stato d'allerta e di forza dovuto all'intenso aumento di produzione di adrenalina nel corpo, con poi il conseguente stato depressivo, dovuto all'intenso sforzo che il corpo deve sostenere nell'intensità di quel momento...
Non a caso dopo una grande rabbia, spesso viene voglia di bere un caffè, per tirarsi su di morale...
Con il raga che sublima la rabbia (Kanakangi), possiamo rii-invertire il processo utilizzando l''energia della rabbia con la sua conseguente scarica ormonale e canalizzare questa forza fino a renderla una forza di Pace sia mentale, che fisica, ed anche a livello ormonale....
Gli Alankaras, le
Gheeta e i raga per ispirare lo sviluppo
dei Dasha Parami
I seminari avanzati di Nada Yoga 3,4,5 e 6 si occupano dello studio da un lato dei complessi eserciziari di canto indiano (Alankaras) , codificati per la prima volta da Purandara Dasa nel 16° secolo, dall’altra dello studio di varie Ghita (canto tradizionale in lode o al Guru o alle Divinità) ed infine dello studio di quei raga il cui “rasa” o gusto emozionale e il cui “varna” o “prana-colore” che si impone nell’aurea, può aiutare lo sviluppo di quelle importantissime virtù o qualità spirituali che il Signore Siddharta Gotama il Bhudda chiamò i Dasa Parami.
Quando uno studente si approccia al livello avanzato 3 di Nada Yoga si presuppone che abbia già compreso e sentito attraverso la ripetuta esperienza le risonanze vibratorie dei suoni sul proprio corpo sottile e abbia compreso cosa avviene quando le note che si susseguono dall’ombelico fino alla pineale andando su e giù (raga) toccano il suo sistema energetico e di conseguenza chimico/ormonale. Ovviamente se un nuovo studente si avvicina al Nada Yoga da questo livello in avanti tutto questo rimarrà molto velato e potrà in seguito recuperare il terreno perduto. Avrà la vaga sensazione di un tesoro nascosto di cui sente parlare e che intuisce grazie agli effetti evidenti che prova sul propro sistema fisico, energetico ed emozionale, ma che in qualche modo ancora sfugge alla sua comprensione .
Da questo livello in avanti per ben quattro livelli (livello avanzato 3,4,5,e 6) si slitta sullo studio delle basi della musica carnatica. Si impara il “tala” (tempo) battendo con la mano il ritmo e scandendo così le note cantate.
Poi si inizia ad apprendere le prime cinque famiglie degli esercizi (Alankaras), che vengono chiamate “Svairavali Varaisagal” che significa esercizi semplici, dato che dopo mesi di studio si passa agli esercizi medi ed in un secondo tempo agli esercizi difficili.
Si fanno questi esercizi in tre velocità (lenta, media e veloce) e poi con l’A-kara o canto della A.
Poi si studiano le Ghita che sono dei canti tradizionali in lode o al Guru o alle Divinità il cui testo o “Saithya” in genere, ne descrive le qualità interiori ed esteriori con grande devozione e fervore.
Le Ghite vengono cantate su una base di note o “Swaras” che rispettano l’Arohana e l’Avarohana cioè la salita e la discesa di un raga che è stato già analizzato nei corsi precedenti.
Le Ghite sono molto belle ed il gusto e sentimento che rilasciano è nettamente diverso dai Bhajans o canti devozionali.
Le note ed il tempo infatti rispecchiano dei parametri e degli scambi diversi rispetto al canto devozionale classico che ha una struttura molto più ripetitiva e visuale…
Un’altra componente di questa serie di corsi è basata sull’importantissima comprensione delle dieci qualità spirituali senza le quali l’auto-liberazione dal ciclo delle rinascite e l’autoperfezionamento non sono possibili. Queste virtù insorsero spontaneamente dal cuore del Signore Buddha in una sua vita precedente. Fù proprio Bhuddha a parlare di tutto ciò dettagliatamente durante la Sua ultima esistenza terrestre. Infatti leggendo i testi bhuddisti si trovano ampli chiarimenti sui Dasa Parami.
In quella vita precedente il Signore Bhudda era un brahmino di nome Sumedha e fece voto di riincarnarsi innumerevoli volte senza liberarsi, con il puro scopo di autoperfezionarsi per il beneficio di tutti gli esseri senzienti.
Questo nella tradizione viene chiamato ciclo di rincarnazioni da Bodhisattva. Cioè nonostante la Sua statura spirituale, che gli avrebbe concesso di liberarsi in poco tempo, Egli rifiutò e continuò ad incarnarsi per aiutare la comprensione del Dhamma e benedire e ad aiutare tutti gli esseri senzienti sul cammino e per conquistare quelle qualità necessarie per divenire un Bhudda Onniscente, cioè un Sama Sambhudda.
Si dice che in una intera Creazione vi sono solo cinque Sama Sambhudda e che Siddharta Gotama il Bhudda fù il quarto tra loro. Il quinto Sama Sambhudda che ancora deve venire è il Bhudda d’oro o Bhudda Maitreya, di cui alcune tradizioni hanno già accennato.
Furono proprio queste dieci qualità o Dasa Parami che vita dopo vita Egli coltivò per raggiungere la perfezione.
Grazie allo straordinario mezzo che è il Nada Yoga lo studente può essere pranicamente (energeticamente) ispirato allo sviluppo di queste dieci qualità e può aiutarsi in questo depositando almeno una goccia in una di queste dieci grandi giare.
Le dieci giare che devono essere riempite almeno a metà vita dopo vita per permettere al sistema psico-fisico di prepararsi al potentissimo impatto con l’Assoluto e per poter raggiungere la liberazione, sono invece da riempirsi pienamente nel caso di un Sama Sambhudda o Bhudda Onniscente…ed è per questo motivo che diventare un Sama Sambhudda è così difficile e così lungo…
Grazie al fatto che i raga lavorano su di un livello inconscio e meccanico del corpo energetico, quando cantati senza teso, semplicemente con una “A”, è possibile creare delle abitudini energetiche a vivere dentro di sé delle famiglie di emozioni specifiche (rasa) che possono essere conducive allo sviluppo di buone qualità. Questo è un aiuto tremendo per essere ispirati alla pratica dei Dasa Parami. Quante volte si vorrebbe fare un buon gesto con Amore e lo si fa invece meccanicamente, in maniera arida? Quante volte si vorrebbe sentire compassione e benevolenza per qualcuno e invece non si sente nulla?
Quante volte si vorrebbe avere pazienza, ci si sforza, ma si prova solo irritazione?
Quante volte si vorrebbe avere energia per svegliarsi presto al mattino e meditare e invece si è svuotati e stanchi?
Il Nada Yoga interviene a riempire queste lacune e crea con il “varna” o “prana colore” l’attitudine corretta ed imposta e predispone energeticamente il sistema psico/fisico per quel tipo di operatività…e direi…”questo non è poco”…
Ecco i Dasa Parami:
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Dana Parami: la generosità, dono di sé
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Sila Parami: la virtù, la morale, il comportamento corretto o giusta condotta
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Nekkhamma Parami: la rinuncia, il distacco
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Panna Parami: saggezza trascendentale, discriminazione fra ciò che muta e ciò che permane, (insight)
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Viriya Parami: energia, la diligenza, il vigore, lo sforzo
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Khanti Parami: la pazienza, la tolleranza, l'accettazione, la resistenza amorevole
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Sacca Parami: sincerità, l'onestà, capacità di mantenere le proprie promesse, essere veritieri
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Adhiṭṭhāna Parami: determinazione, risoluzione, concentrazione costante
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Mettā Parami: amorevolezza, compassione,
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Upekkha Parami: equanimità, serenità
Esistono vari raga che possono aiutare lo sviluppo e la comprensione profonda di queste dieci qualità. Imparare a capirne i circuiti e centri energetici coinvolti, gli effetti sul carattere, ed i difetti nel caso una persona non possieda queste qualità…ecco di cosa ci occuperemo in questi livelli avanzati di Nada Yoga. Questi livelli così come gli altri, sono indipendenti gli uni dagli altri, ma è sempre consigliabile studiarli progressivamente.
Da questi corsi in avanti lo studente serio di Nada Yoga si rende conto da solo, dell'importanza di avere un harmonium, per poter iniziare a praticare le complicate famiglie di eserciziari e canti che da questi livelli vengono studiati approfonditamente.
Per questo mi sto occupando di procurare degli ottimi harmonium dai contatti che ho.
In futuro costruiremo un’accademia di Sanghita, cioè di studio di canto riassumendo tutte queste conoscenze e formando in maniera progressiva gli allievi…
Possiate tutti essere felici ed in pace e liberati dall’odio, dalla sofferenza e dall’ignoranza….